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Ortodonzia Linguale
Il cosiddetto apparecchio per i denti è sempre stato un grande spauracchio per i bambini e soprattutto per gli adolescenti

A tutt’oggi, nonostante i passi avanti in questo campo siano stati davvero notevoli, ogni volta che il dentista pronuncia la fatidica frase, “Ci sarebbe da mettere l’apparecchio”, lo sconforto del paziente di turno è sempre palese.
Il ramo dell’odontoiatria che si occupa specificatamente di raddrizzare i denti, migliorare l’articolarità temporo mandibolare e riordinare bocche troppo affollate è l’ortodonzia. Una scienza che, per decenni, ha trattato esclusivamente bambini e ragazzi. Per molto tempo, infatti, si è creduto, che gli apparecchi ortodontici non potessero nulla contro una dentatura già adulta irregolare e disordinata. Si è creduto che gli anni utili per porre rimedio a una natura poco benevola fossero solo quelli della crescita. Ultimamente, però, questa scuola di pensiero è stata superata dalla convinzione che gli stessi interventi siano possibili ed efficaci anche sugli adulti.
Un paziente adulto però raramente accetta di portare un apparecchio ortodontico classico. Solitamente prova troppo imbarazzo a farsi vedere in pubblico così, e preferisce rinunciare totalmente alla cura. Per andare incontro a queste esigenze di carattere estetico e sociale l’ortodonzia ha iniziato a cercare delle alternative. Sono nate in questo modo tre possibilità di scelta:
- l’apparecchio multibande con attacchi in ceramica o resina. Poco appariscente e dall’aspetto quasi “prezioso”.
- L’apparecchio invisibile, costituito da mascherine leggere e trasparenti di resina. Ogni paziente, in base alla propria dentatura e al risultato finale da ottenere, riceve dalle 15 alle 50 mascherine da cambiare ogni due settimane. Lo scopo è quello di provocare e seguire il riposizionamento graduale degli elementi dentali.
Ed infine:
- l’apparecchio linguale, applicato sul lato interno dei denti e non su quello vestibolare.
L’ortodonzia linguale è nata negli Stati Uniti, e lì si è sviluppata ed è attualmente maggiormente praticata. Ma, negli ultimi anni, è sbarcata anche nel nostro continente.
Inizialmente gli apparecchi che venivano prodotti erano decisamente ingombranti: non si vedevano all’esterno ma si sentivano. Il paziente aveva evidenti difficoltà ad articolare correttamente le parole, e lo sfregamento della lingua contro la struttura metallica era causa di infiammazioni che tendevano a protrarsi a lungo. Ora però, con il passare del tempo e il miglioramento della tecnica di applicazione e soprattutto della struttura stessa dell’apparecchio, la situazione è nettamente migliorata. Il modello più piccolo e soprattutto “meno invadente” è l’Incognito, con attacchi individualizzati progettati al computer, che poggiano sull’intera superficie interna del dente e presentano una sporgenza verso la cavità orale molto ridotta. Ai pazienti che lo portano sono sufficienti pochi giorni per abituarsi alla sua presenza, e riprendere a parlare in maniera sciolta e corretta. Anche la mucosa linguale, meno irritata, s’infiamma in maniera meno grave e per tempi più brevi.
In tutti i tipi di apparecchi ortodontici linguali si distinguono:
- gli attacchi, detti brackets, incollati sulla superficie interna dei denti;
- e i fili metallici che li collegano l’uno all’altro.
La forza necessaria per spostare gli elementi fuori posto è data dall’elasticità e la tensione della lega con cui è prodotto il filo ortodontico.
Nel caso di dentature particolarmente disordinate l’apparecchio, però, può non essere sufficiente e così, prima di applicarlo, bisogna provvedere
- alla rimozione di uno o più elementi mal posizionati,
- o allo stripping, ossia la riduzione cruenta, tramite limatura, della larghezza di qualche dente.
In questo modo si crea lo spazio libero necessario agli altri elementi per posizionarsi correttamente.
Con il passare degli anni e l’aumentare dei casi esaminati si è giunti alla conclusione che il trattamento linguale dia i medesimi risultati di quello classico, presentando persino altri vantaggi a parte quello ovvio di natura estetica.
Un apparecchio ortodontico linguale:
- richiede un trattamento di durata minore rispetto a quello classico;
- provoca delle retrazioni gengivali interne e quindi non visibili esternamente;
- cura meglio i difetti articolari temporo mandibolari rispetto all’apparecchio classico;
- non rischia in alcun modo di danneggiare lo smalto dentale anteriore. Piuttosto, durante la rimozione, può essere leggermente danneggiato quello posteriore ma, ovviamente, quest’evenienza non dà conseguenze estetiche.
L’ortodonzia linguale, nonostante gli indubbi vantaggi, è un ramo dell’odontoiatria ancora poco diffuso. Inserire un apparecchio sulla faccia interna della dentatura richiede molta abilità e pratica, e non sono numerosi i medici odontoiatri in grado di farlo. Per questo motivo, questa rimane una pratica di nicchia e soprattutto d’elite con costi troppo proibitivi. I pazienti che si possono permettere di sceglierla non sono ancora molti, si tratta soprattutto di soggetti particolarmente facoltosi oppure professionisti che, per lavoro, necessitano di un aspetto sempre impeccabile, e quindi considerano questa modalità d’intervento una sorta di investimento.